Writers Coach: chi è e di cosa si occupa?

Mar 3, 2022 | Writers coach

Coach e coaching sono termini entrati di fatto nel nostro vocabolario. Spesso vediamo associare la qualifica di coach accanto a prestazioni rivolte alla persona, agli sportivi, alle aziende, attraverso consulenze che vengono erogate da professionisti specializzati nell’ambito di riferimento. 

Penso sia necessario mettere dei punti fermi riguardo questa figura partendo dalle origini storiche di un pensiero che, verso la fine del secolo scorso, ha portato a delineare e riconoscere la professione del coach.

Un po’ di storia

Il metodo che sta alla base del coaching trova le proprie origini nella maieutica socratica. La tecnica utilizzata da Socrate (Atene 470 a.C. – Atene 399 a.C.) si fondava sul “tirar fuori” dai propri allievi, non solo i pensieri profondi – origine di turbamenti -, ma anche saggezza e conoscenza, restituendo poi la consapevolezza di ciò che oggi definiamo risorse personali. Con questo metodo esortava gli allievi a cercare dentro di loro il modo per superare ciò che nella realtà identificavano come ostacolo. Attraverso una forma di dialogo o, più precisamente, di domande efficaci, il filosofo riusciva a far venire alla luce – ecco perché viene definita anche tecnica della levatrice, ossia di colei che aiuta a partorire – quelle peculiarità che gli stessi allievi non sapevano di possedere.

Significativa è la frase che Platone (Atene, 428/427 a.C. – Atene, 348/347 a.C.) ha riportato nel suo dialogo Teeteto, datato fra il 386-367 a.C., che identifica nella conoscenza il proprio fulcro.
Questo scritto divenne famoso proprio grazie alla teorizzazione dell’arte della maieutica profusa da Socrate, ed espressa in questo pensiero:

“da me non hanno imparato mai nulla, bensì proprio e solo da sé stessi molte cose e belle hanno creato e generato1”.  

Da Socrate arriva quindi l’esortazione “conosci te stesso”, già incisa sul pronao del tempio di Apollo a Delfi, adottata in seguito dal filosofo come proprio motto. Questo pensiero conferisce maggior struttura e sviluppa il concetto espresso, qualche decennio prima, dal poeta Pindaro (Cinocefale/Tebe 518 a.C.ca – Argo 438 a.C.ca.) in una sua famosa ode2, ossia:

“Riconosci cosa sei nel cuore del tuo essere, poi cerca di diventarlo.”

Nella sua visione era necessario staccarsi dalla realtà, proiettarsi in un mondo forse irreale ma di sicuro più creativo, dove era possibile nutrirsi della propria fantasia.

La dimostrazione che già 2500 anni fa i filosofi avevano intuito che, per prendere coscienza della profondità dell’animo umano non serviva cercare fuori le risposte bensì guardare dentro di noi, risuona come ulteriore conferma. Interpretare le proprie sensazioni, ma soprattutto capire da dove arrivano emozioni e turbamenti, rappresenta da sempre la domanda che ogni essere umano percepisce come fondamentale per la propria crescita. La ricerca introspettiva assieme al concetto di incarnare la nostra vera natura costruiscono l’intreccio fra i pensieri di Socrate e Pindaro.

L’origine del termine coach risale al XV secolo; veniva utilizzato per indicare la carrozza, quindi il mezzo di trasporto, che conduceva le persone da un luogo di partenza ad un luogo di arrivo. Ho voluto evidenziare le fasi di partenza ed arrivo perché, anche se può sembrare scontato, di fatto costituiscono il fulcro del concetto del coaching.
Vediamo il perché.

Usiamo l’immagine della carrozza solo dal punto di vista di “ciò che fa intraprendere”, il viaggio appunto, ma non in senso oggettivo, ossia come il mezzo che trasporta il viaggiatore. Perché, se così fosse, potremmo cadere nel tranello ed identificare il coach con la figura che prende in braccio il coachee, ossia il viaggiatore, e lo fa arrivare, senza alcuno sforzo, alla meta desiderata.

Non è così.

Origine del coaching moderno

Il coach è la figura professionale che guida il coachee – nel nostro caso lo scrittore – alla ricerca delle proprie potenzialità, che gli permetteranno di abbandonare l’iniziale posizione di disagio e raggiungere l’obiettivo che egli stesso si è prefissato.

L’origine di questa pratica, e di conseguenza della nascita della figura del coach, risale agli anni ’70 del XX secolo.
Lo si deve a Timothy Gallwey (San Francisco, 1938), coach e saggista statunitense, che partì dall’esperienza maturata come allenatore di tennis per contestualizzare la gestione del “dialogo interiore”.
I fondamenti dei suoi studi sono contenuti nel suo libro “The Inner Game of Tennis”, che diventerà in seguito uno dei testi di riferimento per il coaching moderno. Punto essenziale della teoria di Gallwey è la convinzione che l’avversario più forte sia quello racchiuso dentro di noi e non quello nell’altra metà di campo.

Questa affermazione sconvolgerà ogni metodo di allenamento in ambito sportivo, ponendo il fulcro sulla persona, sulla sua formazione e crescita mentale, oltre a quella fisica e tecnica. Sarà grazie al contributo ideologico fornito da John Whitmore, ex pilota automobilistico britannico (Grays, 1937 – 2017), che il metodo del coaching si espanderà nell’ambito di più organizzazioni, perfezionandosi in Sport, Business e Life Coaching, diventando così parte fondamentale nel processo di crescita di figure manageriali, e collaboratori a vari livelli, in importanti società multinazionali.

Perché writing coach e non writing trainer? 

Confrontandomi con le persone mi sono accorta che esiste ancora molta confusione fra i termini coach e trainer, scambiati spesso anche come sinonimi.
Mettiamo qualche punto fermo per capire ed orientarci meglio.

Il trainer è colui che si dedica ad allenare un atleta, mettendo a punto un percorso di preparazione fisica specifico, modulato attraverso esercizi finalizzati a condurre l’atleta stesso all’esecuzione della propria miglior performance.

La differenza fondamentale fra Coaching e Training risiede proprio in questo concetto, riportato alle due diverse figure professionali.

Nell’ambito della scrittura, il writing trainer si identifica con il professionista in grado di aiutare lo scrittore proponendo, e studiando per lui, un allenamento alla scrittura.

Il writing trainer si dedicherà prima di tutto all’ascolto delle difficoltà che spesso lo scrittore – in questo caso trainee – sente di incontrare, ed allo stesso tempo fornirà un’analisi oggettiva riguardo il registro comunicativo, la capacità di strutturare un testo, il lessico, lo stile ed ogni altra caratteristica importante che permetta di delineare un percorso ad hoc finalizzato al miglioramento espressivo e strutturale della scrittura del trainee.

Procederà quindi con la proposta di esercizi, ne controllerà la corretta esecuzione, verificando l’apprendimento del trainee che dovrà progredire nella direzione dell’obiettivo stabilito.

Se siamo arrivati a questo punto dovrebbe apparire in maniera evidente, anche sulla base di quanto esposto in precedenza, come questa attività, importante e di valore aggiunto per ogni scrittore, non abbia nulla a che fare con quella del writer coach.

Vediamo perché.

Coaching e scrittura: come unirli e cosa aspettarsi?

Prima di addentrarci in questa nuova declinazione legata alla scrittura, potrebbe rivelarsi utile riassumere i punti fondamentali del coaching e cosa aspettarsi da un coach.

Il Coaching è un’attività basata sul fare.

Fare da parte del coachee – nel nostro caso tu, in veste di scrittore – che sarà affiancato ed aiutato dal coach – ossia da me -, ad intraprendere le necessarie azioni, che lui stesso identificherà e riterrà utili, al fine di eliminare ciò che riconoscerà come causa di difficoltà, indecisione o addirittura impedimento nello scrivere, con l’unico scopo di raggiungere il suo obiettivo.

In termini tecnici si tratta di spostarsi, sul piano mentale ed emozionale, da una situazione di partenza che ci crea preoccupazione, in gergo “crisi di autogoverno” – insicurezza delle nostre idee, difficoltà nel mettere a fuoco una struttura, dubbi o indecisioni, blocco nella scrittura -, ad un punto di arrivo che rappresenti l’obiettivo che ci eravamo prefissati, nel nostro caso la scrittura di un libro.

“Il Coaching si concentra sulle possibilità future, non sugli errori passati.”3

Il compito del Coach è quindi quello di ridurre le interferenze – ossia i motivi di disagio o blocco – che possono ora ostacolare l’attività del coachee.
Questo non prevede di indagare sulle cause all’origine di queste difficoltà, ma di individuare le azioni necessarie per superarle.
Ogni problema individuato non sarà affrontato da un punto di vista oggettivo, ossia di come si potrebbe risolvere dal punto di vista tecnico, ma da quello soggettivo, proprio della persona, unica nel suo manifestarsi e nello stato d’animo che le appartiene.

L’aspetto principale del coaching, quindi, non risiede nell’istruzione, che si attiva dall’esterno – attraverso la figura del writing trainer – bensì nell’apprendimento, che arriva dall’interno, grazie alle sollecitazioni ricevute dal writer coach.

La mia idea di writers coach

Arriviamo ora a definire chi è un writer coach, ossia il ruolo che ho scelto – oltre a quello di Editor e Ghostwriter – per propormi a te.

Il Coach è la figura che, attraverso la capacità di ascolto e la corretta formulazione di domande, riesce ad esplorare l’animo del coachee, comprenderne i bisogni, e condurlo, mettendo in evidenza e sfruttando le sue stesse capacità, ad uscire da una posizione scomoda, di stallo, che disturba la sua attività – con implicazioni che spesso hanno radici anche nella sfera personale – e che gli impedisce di arrivare al suo obiettivo.

Come Writer Coach quindi non ti insegnerò a scrivere, bensì ti accompagnerò nella ricerca delle motivazioni che ti condurranno a:

  • scrivere,
  • fare chiarezza sui bisogni e le urgenze che ti spingono a scrivere,
  • esprimere ciò che senti a livello emozionale,
  • trovare la giusta struttura per presentare il tuo pensiero,
  • avere il coraggio di far sentire la tua voce.

Ma la cosa più importante sarà condurti ad essere te stesso attraverso le parole che scrivi.

Ti sembra un percorso difficile? Non pensarlo: se segui ciò che è già in te, e se rispecchierà sempre il tuo modo di essere e sentire, non rappresenterà mai una difficoltà.
Potresti aver bisogno di fare chiarezza nella tua mente, ritrovare quei punti fermi che ti aiutino a ripartire nella giusta direzione, ma una cosa è certa e te la posso garantire:

la scrittura non sarà mai sprecata. Come l’acqua troverà sempre la strada.

Sarà un confronto one-to-one.
Il percorso di studio per diventare Coach mi ha aiutato a perfezionare il servizio che ti posso dedicare in questo ambito, con la piena sicurezza riguardo riservatezza e privacy che ti garantisco fin d’ora.

La natura strettamente personale legata alle singole storie individuali rende impossibile stabilire un modus operandi univoco e valido per tutti.
Non sarebbe corretto da un punto di vista professionale stabilirlo a priori, o fornire linee guida consultabili e confrontabili con attività analoghe, in molti casi proposte da chi non ne possiede il titolo.
L’idea ti incuriosisce?

Contattami, decideremo assieme se potrò esserti utile ed in quale modo.

A proposito della formazione

Il Coaching non è una professione ordinistica, ma rientra in una categoria riconosciuta in professioni associative, la cui normativa di riferimento è contenuta nella Legge nr.4-2013.
È importante prendere consapevolezza che “L’operato di un coach non rientra nelle attività relative alla professione di psicologo ai sensi dell’art. 1 della legge 18 febbraio 1989, nr. 56”, fatto salvo che non abbia conseguito il relativo titolo professionale”4.

Allo stesso modo è necessario sottolineare che tale attività non rientra in quella di psicoterapeuta, counselor ed ogni altra pratica che trovi le basi nella crescita personale o riabilitazione psicologica del cliente.

Come coach professionista sono tenuta a rispettare e applicare in modo coerente il codice etico, deontologico e di condotta, nel rispetto della Norma Tecnica UNI 11601:2015. Etica per un coach professionista significa adottare un modus operandi nel quale siano presenti valori come chiarezza, lealtà, specificità, riservatezza, coerenza e rispetto.

Per quanto mi riguarda ritengo che un comportamento etico sia doveroso prima di tutto sul piano personale, poi in veste di professionista iscritto ad una associazione nazionale5, ma che soprattutto sia importante nel rispetto delle persone che si rivolgono a me per una prestazione dal carattere così delicato e personale.

La mia visione

Trovo che riuscire a tradurre in uno scritto il proprio pensiero sia un atto di estrema forza, che ci permette di dare un volto alla nostra interiorità, guardarla negli occhi, e tradurne il messaggio attraverso l’uso di parole che sentiamo appartenerci.

Per riuscire ad affiancare le persone in una attività come quella di Editor e Ghostwriter, ho sentito l’esigenza di professionalizzarmi anche come coach, per comprendere quelle difficoltà che a volte possono spaventaci, oppure ostacolarci, finendo per impedirci di esprimere la nostra unicità.

Mi piace pensare che le parole che seguono riescano a descrivere la mia idea di scrittura e coaching, di ciò posso donare a livello personale a coloro che decideranno di intraprendere questo percorso:

“Scrivere è uno dei sistemi più semplici e più profondi per fare chiarezza dentro di sé e per tramandare la memoria delle nostre esistenze.Solo conoscendomi, cioè conoscendo la mia interiorità, posso parlare all’interiorità dell’altro.”6

Foto © Mariangela Ottaviani

1. Platone,Teeteto, 149 a-151 d – Opere – vol. I. Laterza, Bari, 1967 – pagg.276-279  (https://www.filosofico.net/Antologia file/Antologia/SOCRATE)
2. Pitica 2 – v.72 (https://www.coachingtime.it/alle-radici-del-coaching-socrate-pindaro/)
3. Coaching – Come risvegliare il potenziale umano nella vita professionale e personale – 5° edizione – John Whitmore  Ed. Unicomunicazione.it S.r.l. – 2021
4.Per saperne di più sugli “Standard di Qualità Professionale A.Co.I.” puoi consultare il sito: https://www.associazionecoachingitalia.it/standard-qualita-professionale-acoi/
5. Puoi trovare la mia scheda nel Registro dei Coach Professionisti A.Co.I. al nr. 1384.
6.  Cara Mathilda – Lettere a un’amica – Susanna Tamaro – Rizzoli – 2001
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