
La risposta è molto importante pur nella sua semplicità.
“Dietro ci sono due persone che seguiranno per un tratto la stessa strada.”
Andiamo a conoscerle.
Chi è lo scrittore?
Lo scrittore è una persona che produce opere scritte.
Parliamo di romanzi, racconti, poesie, saggi, articoli, scritti accademici o qualsiasi altra forma di testo.
Che sia un professionista oppure uno scrittore amatoriale saremo sempre di fronte a una persona con la passione per la scrittura, che produce regolarmente testi scritti per sé o per gli altri.
L’amore per la scrittura rappresenta il loro comune denominatore.
Potremmo riassumere dicendo che le caratteristiche principali riconoscibili in uno scrittore sono:
- un’immensa passione per la scrittura;
- una capacità di esprimere pensieri e idee in modo chiaro e coinvolgente;
- la dedizione a migliorare costantemente le proprie abilità;
- l’abilità a lavorare su progetti che possono richiedere mesi o addirittura anni di impegno.
Chi ricopre il ruolo, relativamente nuovo, di “writer coach”?
Il writer coach è una figura di supporto per lo scrittore.
Prima di tutto dovrà essere competente nell’ambito della scrittura, poi essere un coach, meglio se professionista, iscritto a un’associazione di categoria.
A questo punto esistono i presupposti per poter definire un writer coach come il colui che, attraverso la capacità di ascolto e la corretta formulazione di domande, riesce ad avvicinare l’animo dello scrittore, comprenderne i bisogni, e condurlo, sfruttando le sue stesse capacità, a uscire da una posizione scomoda che disturba la sua attività impedendogli di arrivare all’obiettivo, ossia scrivere un libro.
Un writer coach accompagna lo scrittore affinché possa ritrovare la spinta per:
- scrivere,
- fare chiarezza sui bisogni e le motivazioni che lo inducono a scrivere,
- esprimere ciò che sente a livello emozionale,
- individuare la struttura adeguata per presentare il suo pensiero,
- avere il coraggio di far sentire la propria voce.
Ma la cosa più importante sarà condurlo a essere se stesso attraverso le parole che scriverà.
Si potrebbe pensare di aver detto tutto… ma non è così.
Abbiamo tralasciato il concetto principale, quello espresso all’inizio.
Dietro queste figure c’è una PERSONA.

Questo concetto è utile per unire i puntini che completano l’immagine, creare quel ponte empatico che farà incontrare queste figure sul piano personale e gettare le basi per una collaborazione che dovrà necessariamente superare ogni motivo di incomprensione o allontanamento.
Allontanamento da cosa?
Dal comune obiettivo di arrivare all’unico risultato importante: scrivere un libro.
Che avrà un sapore diverso per le due figure, pur riservando a entrambe estrema soddisfazione.
Lo scrittore vivrà la realizzazione di un sogno:
le proprie idee racchiuse nel testo che finalmente ha preso vita grazie al suo impegno, agli ostacoli che è riuscito a superare e alla perseveranza nel portare avanti il progetto che si era prefissato.
Il writer coach potrà essere soddisfatto del lavoro svolto:
avrà la soddisfazione di aver accompagnato una PERSONA a realizzare il proprio obiettivo, a liberarla dai vincoli che precludevano un risultato, fino a quel momento, solo desiderato e immaginato.
Anche se si condurrà su un piano professionale, sarà molto importante la natura del legame che si instaurerà tra scrittore e writer coach.
La dimensione umana della relazione tra scrittore e writer coach è un elemento che passa spesso in secondo piano pur ricoprendo un ruolo cruciale.
Un writer coach che sia in grado di
- ascoltare,
- motivare e
- sostenere emotivamente lo scrittore
sarà in grado di massimizzare il potenziale creativo del cliente che, non dimentichiamolo mai, prima di tutto è una PERSONA.
L’aspetto professionale è senza dubbio essenziale, ma un bravo writer coach deve essere in grado di:
- mettere da parte il suo ego;
- concentrarsi sullo sviluppo e sul successo del cliente.
Questo atteggiamento, orientato alla soddisfazione dei bisogni dell’autore, costituirà un valore aggiunto per stabilire un legame forte e duraturo.
Fin qui la prima parte.
Sarà necessario però, per dovere di completezza, spingersi un po’ oltre e rivolgersi alla seconda parte riguardante il mondo del writing coaching, ossia quella che si avvale della PNL.
Ma non della componente utile di questo metodo rivolto a migliorare l’approccio alla comunicazione.
No.
Mi riferisco all’uso distorto, e senza dubbio eticamente discutibile, della PNL quando scade nella manipolazione.
Forse non ci avevi pensato, ma succede anche questo.
Ti è mai capitato, ma soprattutto, ti sei mai accorta/o quando, e se, la persona di fronte a te, durante un corso, un workshop o altro tipo di relazione, stava utilizzando tecniche di comunicazione non propriamente etiche?
In quel momento si preparava a sussurrarti
“a me gli occhi“…

Tutti siamo a conoscenza, in maniera più o meno approfondita, di ciò a cui ci riferiamo quando parliamo di PNL.
Ricordiamolo solo per entrare bene nell’argomento.
La PNL – Programmazione Neuro-Linguistica –
“è un atteggiamento e una metodologia che consente alle persone di pensare e comunicare in modo più efficace.” 1
Molte persone trovano che la PNL sia un’utile aggiunta alle competenze di un coach, in quanto può aiutare a:
- migliorare la comunicazione,
- aumentare la consapevolezza di sé e degli altri,
- facilitare il cambiamento positivo.
Fin qui tutto bene: molto altro si potrebbe aggiungere, ma, per quanto attiene al nostro ragionamento, andare più in profondità non sarebbe d’aiuto alla comprensione del tema principale, che rimane il rapporto fra scrittore e writer coach.
Ma torniamo a noi.
È necessario sottolineare e ricordare bene un paio di concetti, e precisamente:
– la PNL riguarda una metodologia e come tale può variare nell’efficacia in base a CHI la utilizza e a COME la si utilizza;
– alcune persone possono sfruttare le tecniche relative in modo scorretto per scopi personali o con intenti di manipolativi.
L’approccio manipolativo della PNL si riferisce all’uso distorto, e di sicuro eticamente scorretto, delle tecniche previste, per influenzare o persuadere gli altri in modo sottile e ingannevole.
Dall’approccio manipolativo allo sfruttamento delle emozioni il passo è breve.
Come avviene?
Una persona senza scrupoli potrebbe usare tecniche di ancoraggio per collegare emozioni positive o negative a determinati concetti o comportamenti al fine di influenzare le decisioni altrui, o legare la persona alla propria figura facendola passare come indispensabile per superare quel particolare ostacolo.

Questo si chiama sfruttamento delle emozioni.
Ma comprendiamo bene l’importanza di questo punto.
Passiamo una vita, a volte, o attraversiamo periodi di disagio e difficoltà, per comprendere appieno le nostre emozioni, per accettarle e farcele amiche.
Aborro al solo pensiero che qualcuno possa sfruttarle a proprio vantaggio calpestando la parte più sensibile di ognuno di noi.
Ma non finisce qui.
Da questo, già da solo, tremendo aspetto si arriva all’abuso di fiducia.
In che modo si può perpetrare un simile inganno?
Purtroppo è più semplice di quanto non possa sembrare.
Si parte dal conquistare la fiducia, e non ci vuole molto quando chi si ha di fronte vive una situazione di disagio, poi si sfruttano la vulnerabilità e il disorientamento delle persona, inducendo decisioni che con altri presupposti non sarebbero mai state prese.
È importante sottolineare che la PNL in sé non è male.
Lo diventa quando viene a mancare la moralità legata all’uso delle sue tecniche, e quando le intenzioni e il contesto in cui vengono applicate non rispecchiano sincerità e professionalità.
Come accorgersi se siamo oggetto di PNL manipolativa?
L’unico modo è essere consapevoli delle tecniche utilizzate e cercare di riconoscere quando qualcuno le sta mettendo in atto allo scopo di influenzarci in modo ingannevole o contro i nostri interessi.
Se ci dovessimo accorgere di trovarci in una situazione come quella descritta, il suggerimento è quello di prendere le distanze, mantenere un atteggiamento “asettico”, e prendere solo il buono che arriva dalle note tecniche trasferite dal professionista.
Anzi, se si può, meglio cambiare professionista.
Va detto che l’ambito della PNL è molto vasto; se a questo aggiungiamo le submodalità, i meta-modelli e i meta-programmi apriamo un mondo.2
Non possiamo pretendere di conoscere tutto, a meno che non decidiamo di dedicarci allo studio di questa materia.
Ma conoscere le basi necessarie per individuare l’atteggiamento manipolativo e prenderne le distanze può rivelarsi utile.
La cosa migliore da fare, a mio avviso, rimane ascoltare molto attentamente il professionista, leggere fra le righe – se non conosciamo nulla di PNL – del suo discorso e di come lo sta esprimendo.
Diamo un occhio anche alla prossemica – se la relazione writer coach-autore si svolge in presenza – e non sottovalutiamo nulla di parole e atteggiamenti che ci vengono proposti.
Quindi, più che “a me gli occhi”, cerchiamo di “aprire gli occhi”, ma, soprattutto, ascoltiamo e fidiamoci delle sensazioni che arriveranno.
Di solito non sbagliano mai.
Se il tuo desiderio è scrivere ma c’è ancora qualcosa che ti frena, o se non sei sicuro di muoverti nella giusta direzione, sarò lieta di rispondere ai tuoi dubbi o affiancarti nel percorso che sceglierai.
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1«Introduzione alla PNL» – Bandler-Roberti-Fitzpatrick – Unicomunicazione.it S.r.l. – 2022
2(PNL – 3 STRUMENTI FONDAMENTALI – Impara a usare le submodalità, i meta-modelli e i meta-programmi – Area51 Publishing s.r.l. – 2017)





